disPERDERSI
24 anni di merda, è un dato di fatto.
Vedo una coppietta felice, due ragazzi carini, simpatici quanto basta, uno alla mano e l’altro un po’ meno ma che sorride per dirmi “si, siamo insieme da ormai un anno”.

°dissociazione°

Non parlo più con loro, parlo con me, vedo me.
Solo.
“Dov’è il problema? C’è poi un problema? Come mai, alla fine di ogni cosa, sei sempre solo?”


Impazzisco lentamente…

Le ore scorrono davanti a me come fossero l’acqua di uno scarico. Sono senza valore ai miei occhi.
1) Mi butto a capofitto in un libro, con le migliori intenzioni, dopo 30 minuti mi annoio, e penso “forse sarà l’argomento che non mi attira”. Guardo il cellulare con la scusa dell’ora ma per vedere se mi ha scritto qualcuno.
Cambio libro e dopo altri 30 minuti capisco che il meccanismo è lo stesso, sono sempre i miei occhi, che si posano su inchiostro disposto in un certo modo su dei fogli bianchi. Non vedo il senso di continuare a leggere. Leggere per chi poi? Noia, piattezza.

2) Apro il portatile, entro in chat, sempre il vuoto cosmico. Ascolto musica mentre scrivo. Ma poi, per chi scrivo? Noia, nausea, piattezza.

Mi alzo di corsa in preda alle migliori intenzioni, voglio reagire.
Prendo le chiavi della macchina e scappo al mare.
Eccomi sugli scogli: il telo da mare sistemato come viene, la tracolla Sisley con un libro che ho portato solo per figura, gli occhiali da sole,il cellulare controllato ogni 15 minuti per vedere se mi hanno scritto, le cuffiette dell’iPod che mi sparano in testa una canzone che si ripete all’infinito, il sole che mi cuoce un po’ la faccia, un paio di tuffi e qualche sguardo ad alcuni ragazzi tedeschi palestrati a pochi metri dal mio scoglio. Ma che ci sto a fare qui da solo? Noia, nausea, piattezza, ripetitività.

Risorgo dagli scogli immaginandomi di essere un dio babilonese, mi dirigo con passo altero verso la macchina, sperando di impressionare qualcuno, poi inciampo quasi su una pietra e mi viene da ridere al pensiero della scena vista da fuori.

Torno alla macchina, radio, semafori e benzina. Guardo il cellulare per vedere se qualcuno mi ha scritto.

Finalmente a casa.

Mi siedo sulle pietre coperte di licheni nel mio giardino, e realizzo che è uno dei pochi posti dove veramente mi trovo bene. Anche se mi accorgo della malinconia che c’è sempre quando sto lì.
Ero lì a 9 anni, a 13, a 15 e a 19, e ci sto pure ora a 24 anni. Il paesaggio è cambiato intorno, ma le pietre sono sostanzialmente come le ricordo. Io mi sento parte del paesaggio, ma solo per quanto riguarda il mio aspetto.

Passo il resto della giornata a ripetere in ordine sparso i punti 1 e 2. Fino a che non è giunta l’ora di dormire.

Domani è un altro giorno.
Uguale a questo.